I test sul sangue materno possono indurre all’aborto. Il Prof. Giorlandino: salviamo le vite e fermiamo questi test!

Non interrompere prematuramente la gravidanza di tuo figlio ma chiamaci, troverai un aiuto concreto.
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Il test del DNA fetale circolante nel sangue materno non sostituisce la villocentesi e l’amniocentesi.

La Fondazione Altamedica, al fine di salvare una nuova vita, offre a tutte le donne che hanno ottenuto un risultato patologico da questo test la possibilità di sottoporsi, senza liste di attesa, ad una villocentesi o amniocentesi.

L’evidenza dei fatti: troppi falsi positivi di anomalie fetali e molte donne decidono di interrompere la gravidanza

I nuovi test di screening sul sangue materno, PERALTRO SPESSO ED ERRONEAMENTE PRESENTATI ALLE PAZIENTI COME “TEST DIAGNOSTICI”, per verificare le anomalie nel feto non solo non sembrano funzionare ma, addirittura, si sono dimostrati pericolosi! Salviamo le vite di quei bambini che erroneamente vengono considerati portatori di cromosomopatie come ad esempio la Sindrome di Down. Dai primi risultati accertati documentalmente compaiono numerosi falsi positivi e, d’altra parte, continuamente emergono anche segnalazioni relative a falsi negativi. Oggi però la maggiore preoccupazione ed allarme nasce dalla altissima percentuale di falsi positivi che portano alla interruzione di gravidanza. Molte donne, informate sulla esistenza della patologia, decidono di abortire volontariamente senza eseguire la conferma con la villocentesi o con la amniocentesi.

A lanciare l’allarme il Prof. Claudio Giorlandino, ginecologo, Presidente della Fondazione Altamedica per lo studio delle patologie della madre e del feto:

“Negli ultimi periodi sono comparsi test di screening per  alcune patologie cromosomiche in utero ricercando il DNA fetale nel sangue materno. Sul principio, tutti entusiasti per questa innovazione, abbiamo iniziato a credere che si potessero in tal modo individuare i casi a maggior rischio lasciando però, alla villocentesi ed all’amniocentesi, il compito di dare le certezze. Certezze per chi  invece voleva o doveva conoscere con precisione tutte quelle patologie cromosomiche e le malattie genetiche che possono essere riconosciute con questi metodi”.

Prosegue poi

“Questo iniziale, ed anche personale, interesse è stato prima frenato da tutte le società scientifiche che segnalano il rischio di  introdurre queste costose, imprecise e limitate tecniche nella pratica clinica. Dubbi e perplessità derivano anche dall’impatto commerciale di questi test che, basandosi sull’immaginario collettivo di ‘certezza’ legato al termine ‘DNA’, possono far passare un test molto impreciso come una diagnosi”

Infine lancia l’allarme

“Prescindendo da tutte le considerazioni scientifiche a favore e contro tali test, sento forte il dovere etico di riferire la mia esperienza che, dopo un primo interesse, è divenuta presto sospetto, preoccupazione ed infine “allarme” per quel che ho potuto documentare. Allarme che presento come “persona informata dei fatti” sia all’opinione pubblica che alle Autorità competenti che volessero prenderne visione.  A tal fine rappresento che: questi ultimi mesi si sono rivolte a me  8 gestanti che avevano avuto un test positivo per patologia fetale, prevalentemente da un unico centro di genetica. Ho eseguito in questi  8 casi il test di conferma mediante villocentesi o amniocentesi riscontrando, con crescente sbigottimento che, su questi 8 feti definiti patologici, ADDIRITTURA IN 6 NON VENIVANO CONFERMATE LE PATOLOGIE!  Di questi, infatti, 5 sono risultati perfettamente sani ed uno è verosimilmente altrettanto sano, anche se ancora sono in corso verifiche!

Dopo aver riscontrato il primo errore ho ritenuto che l’evenienza rientrasse tra i limiti previsti dall’esame che, è noto, non fornisce certezze. Al  3° caso ho avuto dubbi e, dopo il 5°, ho tratto la personale convinzione che si corresse un rischio di salute pubblica. Recentemente, appena ho improvvisamente realizzato che, alcune pazienti, approfittando del fatto che il risultato del test giunge prima dell’epoca prevista come limite temporale per la esecuzione volontaria di gravidanza, venivano indirizzate direttamente all’aborto senza neanche cercare la conferma attraverso i test diagnostici, ho sentito forte il dovere morale, etico e deontologico, di allertare le madri su questo rischio concreto. Se a me, su 8 donne giunte casualmente, circa il 75% avevano avuto un risultato errato, immagino in Italia quante altre volte questo sia avvenuto e quante volte stia avvenendo. Esiste poi ,  dall’altra parte, l’opposta possibilità che quelle gestanti che si sentono serene per aver avuta una risposta rassicurante da un test che di  DNA presenta  solo il nome, ma non la  certezza, potranno poi avere una sorpresa alla nascita. Questo però è il male eticamente minore”

E conclude

“Ciò che angoscia e sconcerta è il solo astratto pensiero che, un  test falsamente patologico, senza opportuna conferma, abbia già portato all’aborto un numero imprecisato di poverette male informate.
Per questo motivo invito vivamente tutte le gestanti che hanno avuto un risultato patologico a seguito della esecuzione di tali test, di mettersi immediatamente in contatto con il sito della Fondazione ALTAMEDICA  (www.fondazionealtamedica.it ) che provvederà a far eseguire, a Roma o a Milano le villocentesi o amniocentesi necessarie a scongiurare il gravissimo rischio di abortire  volontariamente figli assolutamente normali.
Io stesso sono a disposizione in ogni momento per eseguire le tecniche  necessarie.  Non preoccupatevi di sottoporvi a conferma diagnostica;  sia la villocentesi, come l’amniocentesi, in buone mani (e sono tantissimi gli esperti in Italia) non sono più assolutamente pericolose!

Al di là dei continui articoli “pubblicitari” che spingono al test per ragioni diverse (non esclusa quella commerciale) e al di sopra degli articoli “scientifici” (la cui reale casistica nessun Ente terzo controlla) che enfatizzano le potenzialità del test da parte di Autori spesso in “conflitto di interessi”, le gestanti devono essere chiaramente edotte di quanto asseriscono, alla unanimità, tutte le società scientifiche:  Il DNA libero circolante nel sangue materno non è di origine fetale, ma placentare. La placenta, durante le fasi della sua formazione, libera nel sangue materno una certa quantità di DNA di scarto e questo viene captato come se fosse l’espressione genetica del feto.

D’altra parte, la metodica dei test non potendo distinguere sull’origine del DNA può fornire anche falsi negativi qualora non rilevi il DNA che si vuole ricercare. In tali casi il test spesso non chiarisce se il DNA ricercato sia stato in effetti analizzato. In questi casi il test viene negativo non perché il feto sia in effetti  portatore di una anomalia, ma solo perché in quel momento, e in quel dato campione, non vi è una quota opportuna di DNA placentare .

Inoltre va detto che i test sicuri sono sempre e solo amniocentesi e villocentesi che, tra l’altro, non presentano più i rischi che si ritenevano negli anni ’80”.