Citomegalovirus, la seconda causa di sordità congenita nei bambini.

(Corriere della Sera) – Secondo gli studiosi francesi il virus oltre a ritardo mentale, epatite e altri sintomi causerebbe anche ipoacusia bilaterale.

Il Citomegalovirus è la seconda causa di sordità congenita nei bimbi. A dirlo, uno studio condotto da alcuni virologi dell’ospedale parigino Necker-Enfants-Malades e pubblicato sulla rivista The Journal of Pediatric. Il Citomegalovirus causerebbe, nei bambini, la perdita di udito a entrambe le orecchie. Il ciromegalovirus è un virus a Dna appartenente alla famiglia degli Herpesvirus che infetta l’uomo e, nelle donne incinte, è in grado di superare la placenta raggiungendo il feto. In questo caso si parla di sindrome congenita da Citomegalovirus, la quale può determinare epatosplenomegalia (cioè l’ingrossamento del fegato e della milza), epatite, microcefalia, ritardo mentale e altri sintomi.

IL CAMPIONE – Secondo gli scienziati francesi il virus è anche causa di ipoacusia bilaterale nei bambini. Lo studio epidemiologico è stato condotto su un campione di bambini sordi, di età inferiore ai 3 anni, con lo scopo di stimare la prevalenza del Citomegalovirus «congenito» come causa di ipoacusia. L’identificazione del virus è stata effettuata su campioni di sangue proveniente dai pazienti: in 100 bambini, di età media di 15 mesi con sordità bilaterale, la prevalenza di Cmv congenito era dell’8 per cento e del 15,4 per cento nella sottopopolazione di pazienti con una forma grave di ipoacusia. Grazie ad esami di tomografia computerizzata sono stati rilevati inoltre segni di ritardo neurologico e di anomalie cerebrali più frequenti rispetto ai controlli costituiti da pazienti sordi non affetti da Citomegalovirus.

IL LIMITE – Lo studio approfondito sulle cause di ipoacusia bilaterale dimostra che la presenza di CMV congenito è la seconda causa più frequente nell’insorgenza di questa patologia, dopo le mutazioni che coinvolgono il gene della connessina 26 (causa di sordità congenita). Il grosso limite di questo studio è stato quello di non diagnosticare precocemente la presenza di CMV nei bambini sordi. In 6 casi su 8 la diagnosi è avvenuta dopo l’inizio dello studio. Questo ha fatto sì che i bambini non potessero beneficiare di una terapia precoce e di un intervento antivirale immediato. Questo dato rende comunque l’idea di quanto sia importante promuovere negli ospedali un programma di screening neonatale rivolto ai bambini che alla nascita presentano sordità, al fine di individuare la presenza del virus e limitare, cosi, danni ulteriori.

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