Genitori, non trascurate l’ecografia dell’anca

(Corriere della Sera) – Alcuni ortopedici si dicono preoccupati. Non ci sono ancora dati epidemiologici sicuri, ma la percezione di molti addetti ai lavori è che si stia tornando indietro, ai tempi in cui la displasia dell’anca, e la sua possibile conseguente lussazione, provocavano spesso disabilità e danni permanenti. «Alla fine degli anni Ottanta, quando quasi tutti i neonati erano controllati nei primi giorni di vita con l’ecografia, i casi che nei mesi successivi arrivavano alla nostra attenzione per essere immobilizzati con gessi o addirittura essere operati erano diventati rarissimi» denuncia Giuseppe Biancardi, responsabile dell’Unità funzionale di ortopedia pediatrica dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. «Ora invece ricominciamo a vedere bambini con questi problemi, a un’età in cui il trattamento è più impegnativo e rischia di avere risultati meno soddisfacenti che non quando la diagnosi è precoce, nelle primissime settimane di vita».

COMPETENZA – Il cambiamento di rotta si è verificato a metà degli anni Novanta, quando una serie di esperti cominciarono a mettere in dubbio l’assioma di Reinhard Graf, l’ortopedico austriaco che nel 1980 aveva presentato a tutto il mondo la sua tecnica, sostenendo l’opportunità di esaminare all’ecografia le anche di tutti i bambini appena nati: con i criteri da lui definiti si poteva infatti individuare la più comune malformazione congenita di tipo ortopedico, senza utilizzare raggi X e in una fase in cui, per risolvere il problema, nella maggior parte dei casi bastano semplici divaricatori che tengono le gambine aperte e flesse fino a che l’articolazione matura a dovere. Condizione indispensabile alla validità di questo approccio è però l’abilità dell’operatore nel riconoscere i casi veramente degni di attenzione: «È indispensabile quindi che l’indagine sia condotta da chi ha una competenza specifica, come un radiologo pediatra esperto, che esegue moltissimi di questi esami ogni anno» raccomanda Gianluca Da Pozzo, referente per la radiologia e l’ecografia pediatrica dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano. In ogni caso, il criterio è l’esperienza, più della specialità: per ridurre al minimo il rischio di errori meglio non affidarsi al giudizio di un ecografista generalista o di un ortopedico che per la gran parte del suo tempo si occupa d’altro.

FALSI POSITIVI – «Le principali obiezioni alla politica di fare l’ecografia subito a tutti riguardano l’alto rischio di falsi positivi, cioè di referti che fanno sospettare una condizione patologica quando questa non c’è» interviene Nicola Portinaro, che ha affrontato questo tema controverso sul nostro blog I dubbi di mamma e papà, rispondendo alle più comuni domande anche in un video sul sito (GUARDA). «Nei primissimi tempi dopo il parto il bambino tra l’altro risente ancora degli ormoni della mamma, che passano la placenta e rendono più lassi i legamenti, facendo così sembrare instabile un’anca che non lo è». È stato infatti calcolato che l’80 per cento dei casi individuati alla nascita andrebbe a posto da solo, anche senza trattamento. Esiste anche una difficoltà a definire la patologia di cui si parla: la displasia evolutiva dell’anca comprende infatti uno spettro di anomalie anatomiche, di cui è difficile conoscere l’evoluzione naturale, dal momento che, quando si ha anche solo un sospetto, il trattamento viene effettuato sempre. Mancano quindi le prove inequivocabili di una sua efficacia rispetto ai casi non trattati, il che indebolisce l’idea che valga la pena di controllare tutti e subito.

DIVARICATORI – Questi dubbi furono avanzati da una revisione sistematica della letteratura esistente pubblicata nel 2005 dal British Medical Journal, cui seguì la presa di posizione della Preventive Services Task Force statunitense su Pediatrics, secondo cui le prove di efficacia dell’ecografia universale alla nascita non erano sufficienti a sostenere questa raccomandazione. L’eccesso di diagnosi e di trattamento comportava infatti uno spreco economico ma anche rischi per i piccoli pazienti – sostenevano questi documenti – prima fra tutti la necrosi avascolare della testa del femore, una lesione dovuta a problemi di circolazione indotti dal divaricatore. «Questo possibile effetto collaterale è però praticamente scomparso con i nuovi divaricatori, meno rigidi di quelli usati una volta – puntualizza Portinaro -, per cui questa evenienza, già rara prima, non controbilancia il rischio legato a una diagnosi tardiva di questa condizione». «Quello legato alla narcosi necessaria per mettere il gesso a bambini così piccoli o per effettuare interventi chirurgici, che comunque hanno un loro rischio intrinseco» commenta Biancardi. «Per non parlare del disagio per le famiglie e dell’impatto psicologico di un ricovero o di un’operazione su di loro e sui piccoli» aggiunge Portinaro.

ENTRO IL SECONDO MESE – Oggi quindi il consiglio è di non trascurare l’ecografia, eseguita da mani esperte, ma di farla in tempi diversi a seconda delle situazioni. Il test va eseguito subito, che può significare entro il primo mese di vita, nelle femmine, più soggette a questa patologia, in entrambi i sessi se un test effettuato dal medico visitando il bambino (manovra di Ortolani) fa sospettare un’anomalia, oppure se ci sono altri fattori di rischio: «Per esempio familiari che hanno sofferto di displasia dell’anca, oppure una presentazione podalica alla nascita» precisa Biancardi. «Senza dimenticare quei neonati che si sono girati nell’utero nelle ultime fasi della gravidanza» precisa Da Pozzo. «A favorire la malformazione infatti è la posizione tenuta ne i mesi precedenti». E tutti gli altri? Considerata la posta in gioco, meglio comunque fare l’esame, senza fretta ma non oltre il secondo mese.

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